Già nel 1983 la collega E. Semoventa scriveva nella propria tesi di laurea che “ultimo ma sicuramente molto reale, è il rischio, derivante dalla specializzazione precoce, di abbandono dell’attività sportiva proprio nel momento cruciale della raccolta dei frutti per la perdita d’interesse da parte del ragazzo”
Durante un recente incontro di aggiornamento il relatore, referente nazionale per un ambito dell’atletica leggera, ha confuso la multilateralità con la multidisciplinarità. Non ero presente all’evento ma quando mi è stato riferito ho capito che non sarà facile affrontare fenomeni come la specializzazione precoce nel nostro sport.
È una guerra forse persa in partenza perché siamo precipitati sul piano culturale e la mancanza di questo fondamentale valore mette la nostra disciplina alla mercé dei rivali.
Intendo comunque combattere la battaglia della multilateralità perché è un ambito che rappresenta un valore nel quale credo e per il quale ritengo valga la pena di lottare, a prescindere dal livello di qualificazione degli atleti. Cercherò quindi d’impegnarmi in questo scontro sfiancando coloro che cavalcano il movimento giovanile portando al massacro le categorie giovanili, allontanando i ragazzi dalla prospettiva di una naturale maturazione personale.
Come operatori tecnici non possiamo consentire il perpetrarsi di questa barbarie. I ragazzi subiscono oggi un regime di specializzazione che impedisce loro d’esprimere appieno le potenzialità e di essere formati fisicamente.
Vi è quindi la necessità di passare da un modulo operativo volto ad “allenare” i giovani a quello “formativo” accompagnandoli in una graduale crescita, ed è doveroso fare questo nel rispetto delle fasi evolutive del soggetto sotto il profilo psicologico, fisico e tecnico.
L’applicazione corretta del lavoro multilaterale si propone quindi come mezzo per evolvere i ragazzi.
MA COS’È LA MULTILATERALITÀ?
La multilateralità è una metodologia di lavoro che, se applicata correttamente, permette all’individuo di sviluppare tutte le caratteristiche fisiche e motorie complementari l’azione che intende perseguire.
La forza di questo metodo sta nella variabilità degli stimoli e dei mezzi che si utilizzano per formare la persona sotto il profilo atletico. Risponde inoltre ad un principio basilare della metodologia sportiva: la progressività. Condizione che presuppone l’applicazione di carichi e modalità tecniche graduali, consentendo al soggetto di adeguarsi gradualmente alle nuove condizioni.
COME LAVORARE
Per dare configurazione al nostro lavoro andremo far svolgere ai nostri allievi le azioni tenendo conto della possibilità di realizzarle in tutte le possibili espressioni. In base alla tipologia le attività si eseguono su tutti i piani e con l’utilizzo potranno essere quindi proposte in tutti i sensi di marcia (Avanti, indietro, lateralmente a destra e sinistra), in forme mono podaliche o bi podaliche, con l’uso indistinto di uno o due arti superiori.
Bisogna inoltre estendere le preparazioni ad entrambi gli arti, evitando l’uso discriminante solo di quello prevalente. A tal riguardo preme ricordare che almeno il 30% dei ragazzi del settore giovanile usano l’arto di stacco sbagliato nei salti. Questa condizione comporta una drastica riduzione della potenzialità prestative dei soggetti (Errato uso della lateralizzazione gestuale) che porta a progressive difficoltà nell’evolvere tecnicamente in fase di specializzazione.
Utile ricordare che il processo di lateralizzazione si basa sull’espressione asimmetrica e si sviluppa precocemente con la presa di coscienza dello schema corporeo e della lateralità (nel bambino termina intorno ai 7-8 anni).
Il fatto che i ragazzi manchino d’individuare l’arto prevalente nell’affrontare una specialità è quindi dettato dalla condizione ambientale e le responsabilità vanno attribuite all’incorretto processo motorio al quale gli atleti sono sottoposti. Questa limitazione è grave, mai valutata attentamente dagli organi federali e contribuisce ad alimentare fenomeni non motivazionali che portano all’abbandono del nostro sport prima della fase di specializzazione.
La modalità di lavoro multilaterale risponde compiutamente a queste difficoltà essendo il metodo imperniato nello sviluppo della destrezza di entrambi gli arti, lasciando così emergere progressivamente le naturali tendenze del soggetto a una corretta lateralizzazione dell’arto prevalente. In questo contesto l’operatore dovrebbe semplicemente fornire esperienze bilaterali, individuare l’arto prevalente e intervenire affinché l’atleta effettui una esatta scelta dell’arto di stacco nei salti, di attacco dell’ostacolo o di partenza nei blocchi. Queste ultime sono tra l’altro disposizioni che dovrebbero risultare semplici da acquisire essendo l’arto di spinta uguale sia nello stacco dell’alto che nel lungo ed ostacoli.
Necessario comunque ricordare che un conto è imparare a saltare o partire dai blocchi con entrambi i piedi e un altro essere avviati alla specializzazione facendo fede sull’arto sbagliato.
I TRE AMBITI DELLA MULTILATERALITA’
Vi sono tre distinti e progressivi ambiti che caratterizzano la multilateralità e sono individuabili nell’espressione:
· ESTENSIVA (Da svolgere con le categorie esordienti)
· ORIENTATA (Da proporre ai ragazzi e cadetti)
· MIRATA – (A partire dalla categoria allievi)
• Quella Estensiva prevede l’adozione di un numero considerevole di proposte motorie in riferimento agli schemi motori e abilità praticate in modo più significativo. Potremmo definire questo tipo di lavoro, generale e generalizzato perché tocca tutti i bisogni di base che l’atleta deve acquisire per appropriarsi dei requisiti necessari ad affrontare le specialità e quindi un lavoro più mirato;
• Quella Orientata è rivolta ad altrettante appropriazioni ma con particolare riferimento agli schemi motori ed abilità di una specifica disciplina (Ad es. Atletica Leggera) o ambito tecnico (Gruppo di specialità). Vige in questo contesto una Multilateralità correlata di tipo trasversale le specialità
• Quella Mirata cerca di condurre il soggetto a svolgere tante proposte diverse con varianti (significative) degli schemi motori e delle abilità specifiche di una determinata specialità.
Le belle parole che danno spiegazione ai tre ambiti della multilateralità devono però essere tradotte per essere collocate nella giusta prospettiva di venire utilizzate in campo. Vediamo di fare tre esempi che possano costituire riferimento alla nostra azione in pista.
• La multilateralità estensiva dovrebbe essere adottata fino alla categoria esordienti. Annuncia l’attuazione di molte proposte motorie in riferimento allo sviluppo delle abilità di base, quelle che nell’atletica sono identificate nel correre, saltare e lanciare. Queste abilità devono essere immaginate nel senso più ampio possibile dell’espressione gestuale del correre. Va evidenziato che hanno solo un’attinenza parentale con le specialità e non dovrebbero con le stesse essere confuse. La corsa nell’atletica leggera rappresenta il modo comune di muoversi, non appartiene ad una specialità, ma a tutto l’ambito del nostro sport. Tradotto significa che potremmo chiedere ai bambini di portarsi a breve o lunga distanza, non necessariamente di effettuare questo compito secondo dei tempi stabiliti, come invece avviene con gli atleti più evoluti, persone alle quali diamo una più precisa consegna da rispettare. I giochi, le staffette, il rincorrersi, trasportare un compagno o raggiungere un albero posto in fondo al campo dove si svolge l’attività potrebbero costituire ad esempio di come può essere realizzato l’obiettivo con una corsa che abbia attinenze con la velocità o la resistenza. Lo stesso può valere per i salti, azione notoriamente composta da una rincorsa, uno stacco, un volo ed una ricaduta. Queste fasi dovrebbero essere sviluppate nella diversificazione delle forme con le quali è possibile realizzarle, evitando d’identificarle con “il salto in alto… in lungo … il salto triplo”. Perché i bambini hanno bisogno di acquisire destrezza e controllo, fare differite esperienze e per il solo piacere di svolgerle. L’attività estensiva appartiene quindi ad uno spazio più ampio dell’atletica leggera e dovrebbe essere collocata nel campo motorio, non riferibile ad una singola disciplina sportiva. Infine, va ricordato che si può realizzare questa attività ponendo uno stimolo competitivo, come il confrontarsi sul piano delle abilità, non necessariamente tradurlo in un’attività agonistica dove i modelli si specchiano direttamente nei moduli che adottano gli adulti (risultati e prestazioni).
• Orientata si rivolge ad altrettante appropriazioni ma con particolare riferimento agli schemi motori ed abilità di una specifica disciplina. Per età e categoria individuiamo questo spazio di lavoro tra la categoria ragazzi e cadetti. Ecco quindi presentarsi il tempo per lavorare in un ambito operativo più ristretto, che porta i soggetti a svolgere azioni maggiormente correlate alla disciplina ed ai settori che concorrono a formarla (Corsa – veloce e resistente – Lanci, salti). Anche in questo caso l’eserciziario sarà ampio, costituito da diversificate esperienze attinenti ed in riferimento alle proprietà del settore che s’intende prendere in considerazione. Facciamo un esempio al fine di risultare espliciti. Le esercitazioni di corsa si estenderanno ai vari gruppi di esercizi tecnici analitici, al loro passaggio all’azione globale e a tutte quelle espressioni che caratterizzano la gara come: Il ritmo costante, progressivo o variato. Nel salto in alto si effettueranno innumerevoli esercizi di corsa in curva, passaggio dalla inclinazione a dx a quella sx. I balzi dovranno essere insegnati tanto nelle forme alternate che in quelle successive, nonché nel passaggio dalle une alle altre. In questo periodo si accrescono le esperienze mirate, appartenenti a movimenti ciclici e aciclici che caratterizzano le specialità dell’atletica leggera. Le esercitazioni saranno eseguite in forme e modi differenziati per fornire il soggetto di tutti i parametri gestionali esistenti. Non si devono trascurare nemmeno le velocità esecutive e le ampiezze differenziate con le quali possono essere realizzate le azioni. Questo modo di operare consentirà all’atleta di sviluppare la sensibilità muscolare necessaria a modulare lo sforzo. In ogni caso le attinenze con il gesto al quale s’intende fare riferimento devono essere presenti almeno in uno dei parametri della specialità: posizionamento del busto, del piede a terra, ritmica esecutiva del gesto e quant’altro possa risultare determinante per una corretta impostazione tecnica. Il campo d’intervento è vastissimo, ampliato proprio dal fatto che le azioni possono essere eseguite con tempi o spazi differenziati, nell’uso di entrambi gli arti.
• Per dare spiegazione della multilateralità Mirata basta rifarsi a quanto detto per quella orientata. In questo ambito, la ricerca degli esercizi fa riferimento a:
a) POSIZIONI;
b) FASI;
c) CARATTERISTICHE
del gesto riferite ad una specialità.
Diventa significativo tutto ciò concorrere ad accrescere le sensibilità specifiche del soggetto, siano esse riferibili a valori elevati di controllo posturale come l’equilibrio o la gestione mimica della postura che s’intende adottare. Anche in questo campo non ci devono avere blocchi o timori di limitare la fantasia nell’ideare azioni che mantengano attinenze esecutive, sensitive o di equilibrio con parti del gesto tecnico. Potranno anche essere utilizzati ausili (attrezzature) a sostegno della variabilità esecutiva e a rinforzo d’esperienze similari quelle di gara.
In un periodo di grave dispersione atletica l’introduzione massiccia degli elementi multilaterali può certamente contribuire ad una minor disgregazione atletica.
Evitando di guardare in modo miope potremmo configurare l’organizzazione di una attività più calmierata sotto il profilo agonistico nei più giovani, spostandola dall’agonismo sfrenato che oggi caratterizza le categorie giovanili verso una sana competitività.
Quella che fa riferimento ai valori da acquisire e non ai risultati da conseguire.
Ciò risponderebbe all’esigenza primaria di riportare un riequilibrio negli stili evolutivi di soggetti che si trovano in forte accrescimento, ragazzi che attualmente vengono stimolati in modo abnorme in rapporto alla loro condizione evolutiva.
Il nostro è diventato un ambiente che tende a “precocizzare” e spettacolarizzare ogni tipo di espressione, una devianza che non può più essere accettata.